La rivoluzione del cartel: la macchina da guerra contro I conferenzieri
Nell’Atto di fondazione Lacan non dice: “Per lo svolgimento del lavoro, adotteremo il principio di una elaborazione sostenuta con dei seminari, dei corsi, delle conferenze, delle Giornate di Studio”. Dice:
“adotteremo il principio di una elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo”1
Il lavoro. Che lavoro?
In effetti, il cartello, così come Lacan lo presenta nell’Atto di fondazione, è una macchina da guerra contro il didatta e la sua cricca – come Lacan utilizza, altrove, questa espressione. Questo fa ben vedere la parentela tra il cartello e la passe.
La passe, come il cartello, dal punto di vista istituzionale, è una macchina anti- didatti.
“La Scuola, con il suo cartello e con la sua passe,
è un organismo che mira a strappare la psicoanalisi ai didatti”2
Un piccolo appello, per mettere nuova benzina nel motore della Scuola, perché questo è il cartel, fin dall’Atto di Fondazione: non una modalità di lavoro, ma LA modalità di lavoro della Scuola, IL modo di partecipare, di prendere parte al lavoro della Scuola. Tanto più urgente ci sembra, in questo momento in cui è evidente lo sfilacciamento della rete sociale, che il Cartel resista.
E tornare a incontrarsi, in una giornata intercartel, in cui sono tutti i cartellizzanti chiamati a prendere la parola, è fondamentale.
A Rimini, dunque, con desiderio deciso, e senza esitazioni!
Ilde Kantza
Delegata ai Cartelli SLPcf
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[1] Jacques Lacan, Atto di fondazione in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 229
[2] Jacques Alain Miller, Il cartello nel mondo, intervento alla Giornata dei cartelli dell’8 ottobre 1994 all’ECF, trascritto da Catherine Bonningue. (Pubblicato inizialmente ne La Lettre mensuelle n. 134). Traduzione in it. di Adele Succetti www.slp-cf.it